saggio sedi piemontesi delle scuole gm – le foto

Buongiorno, a tutti, in allegato le foto del saggio delle Sedi Piemontesi GM Drum School – International Head Quarter Torino Italy da scaricare liberamente.
Congratulazioni a tutti i numerosi allievi che si sono esibiti e a tutti gli insegnanti.
Grazie ai tecnici del Suono delle luci e del Suono coordinati dall’Ing. Fabrizio Argiolas.
Grazie al Locale Mc Ryan’s Torino per l’ottima accoglienza e per il servizio ineccepibile fornito, coordinati da Livio Rossi.
Grazie alla fotografa Rossana Giordano.
Grazie a tutti coloro che hanno assistito allo spettacolo, importante per la formazione di questi Musicisti.
Saggio sedi Piemontesi GM Drum School 20 giugno 2021

https://photos.app.goo.gl/ZBnZJezTeJT84XtRA?fbclid=IwAR2nkVw2_yL-aL3_KIckRnN5_l-I4JSee7PHv0AOmQdQfnOlKeUTF4R5zEs

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Ci lascia il caro amico e collega Giorgio Giannese

Ho appena appreso la terribile notizia che un caro Amico e Collega, Giorgio Giò Giannese, ci ha lasciato a causa di un male che combatteva ormai da molto tempo, un male che ce l’hao portato via ancora molto giovane.
Lo ricordo con amore e stima, quando l’amico fotografo Vaifro Minoretti, anche lui amico di Giò, mi ha chiamato poco fa per chiedermi la conferma della notizia che era giunta a lui sebbene vivesse a Milano, non volevo crederci.
Musicista professionista, ancor man, regista televisivo di talento Giorgio era una persona estremamente solare, alla mano, sempre pronto ad una parola buona e a mostrarsi interessato degli altri.
Le nostre strade si erano incontrate molti anni fa per questioni lavorative. Ci fece conoscere il grande Maestro Daniele Comba che mi intervistò per un programma televisivo. Giorgio era il regista. Facemmo subito amicizia.
E pian piano avevamo scoperto di essere persone che lavoravano e passavano il tempo molto volentieri insieme anche se ci si incontrava almeno 5 o 6 volte l’anno, in svariati contesti. Avevamo interessi molto affini.
Pur non frequentandoci assiduamente, Giò aveva il suo spazio fermo nel mio cuore.
Voglio ricordarlo in questa foto insieme nel 2016, circondato da esponenti del mondo che amava e che viveva con grande professionalità da quando lo conobbi, il Maestro Danilo Amerio, la Maestra Giulia Cardia, e alla destra il Maestro Marco Carena.
Il tutto immortalato da un altro amico fotografo, il caro Fulvio Francesia
Che il tuo valore possa essere apprezzato dovunque tu andrai fratello mio carissimo.
G

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saggio sedi piemontesi gm drum school

Il Consueto appuntamento, atteso tutto l’anno dagli studenti Piemontesi delle Nostre Scuole, torna finalmente dopo un lungo periodo di impossibilità causa la situazione COVID.
Sul grande e professionale palco del Mc Ryan’s di Moncalieri, con luci, fumo, migliaia di watt di pressione sonora conditi da fari multicolore, decine dei nostri Allievi piemontesi si esibiranno provando l’ebrezza di suonare in un contesto che troverebbero solo suonando in una band professionale.
Il tutto osservando le vigenti leggi e il distanziamento necessario.
La tensione sarà tanta. Ma anche questo è parte dell’imparare ad entrare nel mondo dello spettacolo.
Buona fortuna a tutti.
Si ringraziano gli Sponsor
:
ED Drum: Batterie
Ufip: Piatti
Vic Firth e Aramini Strumenti Musicali: Bacchette
p.s.
Si consiglia la prenotazione dei tavoli onde evitare di rimanere in piedi, in quanto causa regole vigenti i posti sono limitati.

SAGGIO ALLIEVI GM PIEMONTE – DOMENICA 20 GIUGNO 2021 ORE 12 – MC RYANS

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DIDATTICA A DISTANZA DISPONIBILE PER LE SEDI GM DRUM SCHOOL

Vi annunciamo che alla GM Drum School – International Head Quarter Torino Italy abbiamo installato un sistema di Didattica a Distanza professionale che consente una didattica musicale completa con le ovvie limitazioni che un mezzo digitale può offrire, ma sempre offrendo il meglio possibile in un periodo come quello nel quale stiamo vivendo.
Il video allegato che lo prova è stato realizzato in diretta e ha quel piccolo ritardo inevitabile che si ottiene in una trasmissione digitale, ma che comunque rende possibile la didattica anche a distanza, rimuovendo virtualmente i limiti fisici e l’ impossibilità di movimento.
Quindi questa nel video è l’esatta trasmissione che arriva all’allievo.
Abbiamo inoltre individuato un setup semplice e alla portata di tutti che verrà poi inviato ai nostri allievi e agli altri interessati che si iscriveranno. E che risolve i ritardi troppo evidenti che potrebbero verificarsi, gli effetti di ritorno audio ecc.
Dopo il programma pilota nella sede centrale questo verrà poi esportato nelle altre sedi GM in Italia e negli USA.
Questo naturalmente si applica alla voce e a qualsiasi strumento musicale insegnato nelle nostre sedi.
Per info ed iscrizioni contattatemi in privato o contattate una delle sedi italiane GM o uno dei suoi insegnanti ufficiali.
Un abbraccio a tutti
Gigi Morello

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Mio Stage da Esplorazioni Contemporanee di Davide Anzaldi: Alessandria – Domenica 22 Novembre 2020 alle ore 17

Domenica 22 Novembre 2020 alle ore 17 Gigi Morello sarà presente ad uno stage organizzato da Esplorazioni Contemporaneee ad Alessandria.

https://www.esplorazionicontemporanee.com/evento/stage-batteria-gigi-morello-22-11-2020/

Gli incontri sono guidati dal bravissimo polistrumentista e didatta Davide Anzaldi, in collaborazione con altri musicisti ospiti e includono gli studenti che partecipano agli incontri di approfondimento musica che si svolgono la domenica pomeriggio

La sperimentazione avvenuta nelle precedenti edizione ha spalancato le porte per un confronto con i musicisti interessati al movimento, alle interazioni, alla danza e ai suoi molteplici aspetti in ambito contemporaneo.

Esplorazioni Contemporanee mira quindi a un ampliamento delle possibilità di sviluppo in ambito musicale all’interno di un’esplorazione globale attraverso differenti linguaggi.

Tutte le informazioni e il modulo di iscrizione sono presenti sul sito:
https://www.esplorazionicontemporanee.com/

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MIO NUOVO LIBRO – ILLUMINISMO ILLUMINATO PER TEMPI OSCURI

volevo annunciare la pubblicazione del mio terzo Libro dal titolo:

“Illuminismo Illuminato per tempi oscuri”.

Le 222 pagine del Testo trattano del tradimento degli originali valori dell’Illuminismo.

Un illuminismo che per la prima volta nel 1700  usava la Ragione per contrastare Pensieri Unici e Dogmatici provenienti da varie Autorità che pochi osavano mettere in discussione.

Dittatori come una chiesa che dettava leggi in base a Dogmi non discutibili, o sovrani che si reputavano superiori ad ogni altro essere umano per ragioni conosciute solo a loro.

E tratta di come l’uomo è riuscito ancora una volta a tramutare un Dogma e a trasformarlo in un altro Dogma. 

Tradendo i principi basilari anti dogmatici dell’Illuminismo originale.

Dai Dogmi Regali e  Religiosi si passa ai Dogmi Scientifici o ai Dogmi Materiali.

Da un pensiero unico ad un altro pensiero unico.

E’ un viaggio attraverso i concetti fondamentali della Socialità scritto appositamente per essere comprensibile a tutti. Anche per coloro che mai prima d’ora si sono avventurati nella comprensione della socialità e dei principi della politica che devono essere riportati a misura d’uomo.

Una nuova visione dell’Illuminismo per questi tempi oscuri.

E’ disponibile in versione Cartacea oppure in versione Kindle su Amazon.

Versione Cartacea

Versione Kindle

Buona Giornata

G

P.s. COPIA DIGITALE GRATUITA

A chiunque mi scriva in privato promettendomi di leggere il libro, se lo desidera, invierò la versione in PDF dello stesso. Gratuitamente.

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E’ scomparso il grande Maestro Bruno Astesana

È con tristezza che apprendo ora della scomparsa del Maestro Bruno Astesana, grande artista e soprattutto didatta di eccezionale talento, ma per me uno dei miei Grandi Maestri.
Una persona alla quale volevo bene.
Per chi lo conosceva Bruno era una persona estremamente particolare, con un talento musicale solo paragonabile alle proprie particolarità come essere umano.
Di lui ricordo l’amore sviscerato per il Drumming di Jeff Porcaro, e lo ricordo per le trascrizioni che che mi dava d fare come compito a casa, riportando qualsiasi piccolo dettaglio sul pentagramma. Ed era inesorabile sullo specificare persino le dinamiche e il tipo di piatto usato nell’esecuzione.
Uno dei primi in Italia a diplomarsi al Berklee College of Music of Boston “with honors” ha portato già negli anni 80 a Torino alcune tecniche per l’epoca “rivoluzionarie” quali gli studi da lui effettuati personalmente con Alan Dawson, le minute manoscritte del quale condivideva solo con i suoi allievi, materiale disponibile solo per chi avesse studiato con lui, e che conservava gelosamente come cimeli.
E poi i principi applicati di Gary Chaffee, lo stick control e tutte le tecniche del finger control, da lui apprese e trasmesse in modo preciso, quasi maniacale.
Stiamo parlando di materiali e tecniche che per l’epoca dove non esisteva internet erano paragonabili ad uno studio esoterico disponibile a pochi eletti.
Poi dopo la tecnica studiata privatamente, sotto di lui alla Scuola Civica Musicale di Torino ho studiato Solfeggio e Armonia e pure un briciolo di Composizione. Quella spiegata da qualcuno che ne ha capito veramente le chiavi, ma che per comprendere dovevi entrare nella sua dimensione, unica come quella di ogni persona che in un determinato campo è un Genio, una dimensione che era e sarà per sempre solo sua. Non potrebbe mai essere espressa in un libro.
Non amava il palcoscenico e non sono riuscito nemmeno a trovare una foto di lui, non era interessato alla propria visibilità. Anche se avrei voluto vederlo almeno ancora una volta, con uno scopo differente da quello di corredare questo articolo di una foto illustrativa.
Recentemente possedeva una cattedra al Conservatorio, ma già da un po’ di tempo non stava bene, il COVID 19 gli ha dato la mazzata finale.
Grazie Maestro per quello che mi hai insegnato.
Ti auguro buon viaggio in una nuova dimensione.
Che tu possa trovare la pace.G

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27 marzo: lettera aperta al professor Conte. La fondazione ideologica del Movimento

LETTERA APERTA DI UN “LAVORATORE NON NECESSARIO” AL PROFESSOR CONTE:

GRADITA LA CONDIVISIONE

Caro Professor Conte, Presidente del Consiglio

Mi chiamo Gigi Morello e lei sicuramente non mi conoscerà. Infatti sono una di quelle persone alle quali lei si riferisce costantemente nei suoi discorsi quali “Lavoratori non necessari”.

E’ un po’ che glielo sento dire e dopo il suo discorso di mercoledì 25 marzo dove lo ha ripetuto ancora una volta ho deciso di parlare.

E’ ho deciso di farlo per quello che è il mio stile, senza insulti o prese in giro come quelli che vedo circolare sui social, perché penso di parlare a nome di molti cittadini italiani nella mia stessa condizione, e nonostante la mia non avvocatura penso di non parlare a vanvera.

E non intendo nemmeno parlare di come io risolverei con certezza il problema del Coronavirus perché penso di non saperlo perfettamente, così come penso che non lo sappia nemmeno lei.

Ma su una cosa sono certo, non è ignorando i bisogni fondamentali di milioni di Italiani in virtù di una chiusura totale di tutto, che è naturalmente una soluzione abbastanza scontata, che lei fa il suo dovere nei confronti del paese che rappresenta.

Personalmente non sono più interessato a sentire discorsi di decine di minuti dove la maggior parte di queste rappresenta semplicemente una giustificazione dell’avere fatto il meglio che poteva fare, così che nessuno possa darle la colpa di non avere fatto abbastanza.

Lei forse sta guardando al problema con l’ottica di qualcuno che qualsiasi cosa succederà continuerà a ricevere il suo stipendio, e come lei tutte le persone che in qualche modo riceveranno uno stipendio.

Ma io come milioni di altri Italiani non sono tra questi.

La vera sfida in questa crisi non è il solo contenimento del contagio e la cura dei Malati di Coronavirus, è il mantenimento dell’economia.

Perché l’economia significa che le risorse per esistere devono essere create, e non sempre c’è la mamma che da la paghetta.

Il paese non è un pozzo senza fondo che permette a tutti una cassa integrazione o di ricevere un sussidio.

Non è possibile contare sul fatto che alcuni possano perdere ed altri invece abbiano la garanzia di avere, qualsiasi cosa succeda.

Non è sufficiente parlare con i sindacati di qualche categoria numerosa, lei dovrebbe sentire il parere di tutti i lavoratori italiani, anche di coloro che vengono considerati “non necessari” e che pertanto ora non possono lavorare come fossero inutili.

Lei non sta dando alcuna soluzione affinché anche coloro che non hanno uno stipendio da dipendente possano sopravvivere, tutte le persone che come me se non si alzano la mattina per andare a lavorare non possono pagare l’affitto e le bollette, quelli che non si possono permettere di mettersi in mutua perché non ce l’hanno, quelli che si sono inventati dei lavori non considerati “necessari”. 

Gli artisti come me ad esempio. 

E’ facile vederla dal punto di vista di uno stipendiato, ma gli stipendi vengono pagati fino a quando l’economia lo consente, dopodiché non ci saranno i soldi per pagare le casse integrazioni, i vitalizi agli intoccabili, fino a non consentire gli stipendi per l’ordine pubblico.

Allora sarà il caos.

Ora se un lavoro in tempo di crisi viene considerato “non necessario” questo non vuole dire che sia lecito abbandonare ad arrangiarsi milioni di persone che non essendo direttamente agganciati a delle garanzie si trovano ora senza la possibilità di lavorare e portare a casa il pane.

Ma una soluzione ci sarebbe.

E io non sono qui a chiederle di stanziare ulteriori fondi che non esistono.

Lei dovrebbe inventare nuovi lavori produttivi.

E’ un suo problema come Presidente del Consiglio.

Deve dare la possibilità a queste risorse umane, persone che non possono lavorare ma che possono essere inserite in nuovi settori produttivi, magari anche per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. 

Non penso sia impossibile per persone in grado di studiare e di applicare i dati studiati ricevere un tutoring specifico anche on line che non duri mesi, e poi andare ad aiutare sul campo, affiancando il personale paramedico, o le forze dell’ordine, o i servizi per gli anziani dimenticati negli ospizi o che non possono recarsi a fare la spesa.

Oppure investire in lavori che permettano ai “non necessari” di lavorare da casa affinché possano diventare necessari alla società anche in questo momento.

Ma potere lavorare per garantirsi una vita decente è un diritto di ogni essere umano. La ricerca della felicità come dicono gli americani.

La Costituzione è superiore alle leggi.

La Costituzione Italiana nella sua enunciazione dice che “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”.

Il fatto che lei debba fronteggiare un’emergenza epidemica non esula dal fatto che DEVE permettere che le persone possano lavorare.

Quello è il fattore primario su cui si basa la nostra Repubblica.

Grazie per avermi ascoltato.

A TUTTI I LAVORATORI “NON NECESSARI” UNIAMOCI PER RAPPRESENTARE UN FRONTE UNITO DI MIGLIAIA DI PERSONE CHE DEVONO POTERSI FAR SENTIRE.
E’ PREGATA LA CONDIVISIONE E L’INVITO AL GRUPPO

https://www.facebook.com/groups/1855556047914504/members/

Questo è un gruppo per fare sentire la presenza dei “lavoratori non necessari” come ci chiama Conte.
Se a nessuno importa se scioperi oppure no, se nessuno e niente oltre il tuo lavoro garantisce la tua sopravvivenza, unisciti a questo gruppo.
Dobbiamo raggiungere migliaia di persone per fare valere il nostro diritto di potere lavorare.
Non esiste altra via.
Con un abbraccio.
G

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L’INDEGNO – UN RACCONTO DI GIGI MORELLO

Un racconto di Gigi Morello

“Le regole devono essere osservate, non esisterebbe ordine senza le regole” si disse l’HauptBahn Fuhrer subito dopo avere impartito l’ennesimo ordine.

E nel sistema nel quale si trovava, in un’Ordine che era allo stesso molto presente ed evanescente per i più, questa era l’unica verità sulla quale aveva dovuto credere e che lo aveva traghettato negli anni quasi fosse un fantoccio che non desiderava ormai più interrogarsi su niente. Un fantoccio con una missione e con la forza per compierla.

I volti avevano finalmente smesso di avere dei contorni definiti per trasformarsi infine nell’unico connotato che dovesse essere riconoscibile da un eletto con dei compiti precisi come i suoi. 

Il Volto del Nemico. 

Quando aveva confessato questo suo nuovo modo di vedere le cose, quasi fosse un immenso difetto, al suo superiore in visita alla stazione di carico era stato ricompensato da una pacca sulla spalla di incoraggiante riconoscimento.

Questa sua incapacità di vedere fattezze umane in un contingente umano che era una grande macchia di carne, lacrime e sporcizia, secondo il Generale Falkhaus era un sintomo del fatto che aveva iniziato a vedere la via del Sole Nero.

Quello che non aveva detto al Gerarca sovrappeso era però importante. Era qualcosa che ancora rimaneva nel suo cuore che ormai era più impenetrabile delle placche che indossavano i guastatori  per difendersi dall’eventuale scoppio delle mine che piazzavano. Mine piazzate diabolicamente attorno all’unica via che doveva portare gli Ebrei dai treni verso il campo. L’unica via concessa agli indegni.

I suoi Treni. I cavalli meccanici guidati dai cavalieri dell’apocalisse Ariana, inesorabili portatori dell’oscura Luce. I treni che portavano un peso che presto non sarebbe più esistito. “Heil Hitler” pensò senza convinzione ma con forza.

Il suo segreto era semplice. Non l’aveva mai confidato a nessuno. Affiorava ogni tanto nel corso degli anni di anni di duro lavoro senza domande. Prepotente ma subdolo da infilarsi ed affiorare anche nei pochi momenti nei quali si illudeva di avere trovato un attimo di pace. 

Non era proprio una macchia indistinta quella che vedeva ormai in ogni bambino che inconsapevolmente scendeva dal Treno pensando di avere finito di soffrire la parte più dura. Il Viaggio.

Era il viso di un Bambino.

Era un viso del Bambino. 

Conosceva bene quel bambino. Ci aveva giocato insieme quando i colori erano vivi e le cose erano simili anche se del tutto differenti. Quando un bambino ariano poteva giocare con un bambino ebreo e a turno uno comandava, l’altro obbediva, uno era il cattivo, l’altro era il buono in una fratellanza virtuale nella quale la subordinazione era un gioco che dava gioia ad entrambi. Perché erano uguali e intercambiabili negli infiniti ruoli che creavano.

Ma gli anni erano passati e di bambini ce ne erano stati molti. I bambini diventavano grandi e alcuni bambini non dovevano diventare grandi. Anche per il loro stesso bene. Non ne sono degni.

Ma quel bambino che affiorava nei visi degli altri sorrideva. Non sembrava rimproverarlo per alcunché. Che forse avesse capito che nel grande disegno in cui un bimbo era solo una misera pedina le azioni del Reich erano corrette?

Più se lo diceva, più il sorriso del bimbo appariva a mandargli un segnale, un’interpretazione che non riusciva a penetrare, nonostante qualsiasi significato dovesse dargli. Razionale o spirituale.

“Se fossi veramente in errore non mi sorriderebbe” si disse il Colonnello. Ma anche questa spiegazione in qualche modo suonava stiracchiata, come le giustificazioni di chi non voleva morire quando il suo momento era stato deciso.

Quando Lui lo decideva.

Avere il potere di vita e di morte è una sensazione inebriante. Gliela avevano spiegata come una sensazione “divina” che solo un vero iniziato ha diritto di provare, nel suo corso di addestramento, più precisamente alla cerimonia della quale non doveva parlare con nessuno, nemmeno con gli stessi membri delle SS. Nemmeno con gli stessi iniziati della Confraternita.

“Per ogni vita indegna che toglierai dalla terra donerai al reich un Raggio dello Schwartz Sonne, e una vita tornerà a riplasmarsi nell’universo degli eroi”, siine fiero perché tu sei la Lancia del Destino” gli aveva detto quella persona nel cerchio, quella persona che era tanto piena di forza da incutere timore al solo pensiero di contraddirlo in qualsiasi modo.

“Il vero potere”, gli aveva spiegato quello che era una sorta di secondo in comando, anche lui vestito con una tonaca Nera “sta nel non mostrare alcuna via di uscita razionale. Non lasciare intravedere nessuna via di scampo. Che nessuno possa mai pensare che qualsiasi tipo di comportamento potrà salvarlo dalla morte. 

E’ indifferente che lui faccia quello che crede che Noi vogliamo oppure no. Sii imprevedibile. Qualsiasi cosa che Lui possa fare saremo Noi, intermediari di Dio in terra, gli eletti con cui il Vero Dio Viaggia, che decideremo se ha diritto di vivere oppure no” “Perché il potere divino è superiore a qualsiasi menzogna del Dio impostore del Popolo di David.”

In due parole aveva capito che dovevano morire. Che tutti gli Ebrei dovevano morire. Aveva capito che anche lui sarebbe morto se non li avesse uccisi, ma che almeno non sarebbe morto se avesse eseguito gli ordini, privilegio che almeno i membri dell’ordine avevano se si fossero mostrati fedeli a Colui che è tornato ad essere, ma che non ha mai smesso di esistere.

Ma anche di quello non era perfettamente sicuro. Troppe volte qualcuno moriva senza che lui potesse capirne la ragione. Anche tra le stesse SS. 

Forse l’avrebbe capito a tempo debito. Quando il viso del bimbo sorridente avesse finalmente lasciato spazio ad una macchia indistinta, donandogli un po’ di pace.

Poi l’ordine.

I tempi si affrettavano. I campi stavano venendo smantellati. Non bisognava lasciare traccia della Grande Opera. Il Mondo non era pronto per capire.

Alcuni eletti erano stati scelti per cancellare le tracce di quello che era il lavoro che doveva essere compiuto.

L’ordine era talmente vago da essere chiarissimo. 

I treni dovevano essere “svuotati” ma i campi non potevano operare. Ad alcuni il compito di risolvere. Per la prima volta c’era un appello che sembrava una supplica, un messaggio “gentile” affinché chi poteva capire capisse quale era la missione che si doveva portare a termine. Le comunicazioni erano compromesse. I veri iniziati sapevano quello che avrebbero dovuto fare.

Lui sapeva.

Lui sapeva ma non voleva. 

Non voleva ma doveva.

Doveva e fece.

Il viaggio con il treno all’indietro, verso il punto da cui era partito fù breve. Alcuni soldati ridevano alle grida di gioia degli indegni che vedendo il treno tornare indietro pensavano di tornare a casa. Appoggiandosi alle vanghe che portavano a fianco dei Mitra facevano battute che il Colonnello non voleva ascoltare.

Nei pressi di un monticello sulla destra delle rotaie fece fermare il treno e ordinò ai suoi soldati di cominciare a scavare. Il luogo era abbastanza distante dalle stazioni che lo precedevano e lo seguivano e sarebbe servito al compito. 

La buca doveva essere lunga e abbastanza profonda, in modo da non essere subito individuata, almeno non trovata se non ricercata appositamente. E non ci sarebbero stati testimoni che avrebbero sparso indizi sui quali basarsi per trovarla.

Tutto avvenne velocemente, nonostante ci volle un giorno intero perché la buca potesse essere utilizzabile e nonostante la resistenza di coloro che capendo che quel monticello sarebbe diventato la loro ultima destinazione cercavano di scappare, obbligando i soldati a spostare manualmente i loro corpi nella buca dopo aver loro sparato nella schiena, sghignazzando. 

Per fortuna erano leggeri.

I più accettarono di rimanere in piedi davanti alla buca, cadendo in gruppi più o meno numerosi dentro di essa mentre già alcuni soldati rapidamente iniziavano a richiudere il fosso. 

L’ultimo bimbo non aveva un volto. Cadde nella buca senza proferire parola. Cadde come un uccellino che colpito su di un ramo si accascia al suolo nobilmente, come planando.

Ci vollero sei ore per chiudere la buca. 1188 persone non occupano poi tanto spazio in fin dei conti. Avevano sopravvalutato la grandezza della buca necessaria. 

Consumarono tutte le munizioni dei mitra e dovettero usare anche i colpi delle Luger d’ordinanza.

La montagnola sembrava un poco smossa, ma nell’arco di breve tempo sarebbe stata ricoperta dall’erba. Nessuno avrebbe parlato. Ognuno aveva ordinato o aveva partecipato attivamente all’Operazione.

Questo era il modo in cui l’Ordine operava. Come prima cosa ti coinvolgeva personalmente, facendoti sporcare la mani di sangue, e accuratamente conservandone le prove, dopodiché eri loro per sempre.

Almeno per questa vita.

Tornando al Campo pensò che alla fine aveva smesso di vedere il volto del bimbo. Ma non si sentiva ancora bene. Forse perché gli Americani e i Russi stavano per arrivare. Era normale. Ma non sentiva che quella fosse la risposta esatta.

1188. Non capiva perché in quel lavoro di tre ore avesse contato le persone che venivano uccise, una per una, senza una matita ne un taccuino. A mente. E sapeva di non avere sbagliato nel conto.

Nei restanti sei mesi solo il buio. 

Un buio inconsapevole dove le cose avvenivano in un grande palco in cui lui era una marionetta con i fili tagliati. Buio al processo, buio davanti al boia che doveva infilargli il cappio al collo.

Gli chiese se voleva il cappuccio. Questo semplice atto di gentilezza lo commosse. Piangeva per la prima volta da quando era bambino. 

Qualcuno che stava per porre a termine la sua vita mortale gli chiedeva se volesse vedere o no qualcosa nei momenti in cui lo separavano dall’abisso. 

Una gentilezza ed una scelta che lui stesso non aveva mai offerto a nessuno. 

Era un Ebreo a chiederglielo. 

Rifiutò ringraziando il soldato e dalla sua bocca uscì un “Dio perdonami per quello che ho fatto”.

Poi lo schiocco e un lampo bianco.

Poi il niente. 

Si, qualcosa ora iniziava a vedere, il bimbo sorridente era riapparso ma si allontanava. Lui cercava di raggiungerlo ma inevitabilmente cadeva, senza appigli. 

Il bimbo andava in alto, lui in basso, lo perdette di vista ma sapeva dove si trovava, era quella stella luminosa che ora non riusciva più a vedere, ma di cui conosceva l’esistenza.

In quel momento comprese che il Sole Nero verso cui stava sprofondando era l’unica cosa di cui avesse mai avuto paura. Prima ancora di sentirlo nominare.

Ma ora era tardi.

Per fortuna ora conosceva la posizione del bimbo. Era in sù. Forse avrebbe dovuto lavorarci molto, ma si ripromise di ritrovarlo se mai avesse potuto. 

Se mai ne avesse avuto la possibilità. 

Perché era certo di non meritarla.

L’unica cosa che sapeva di volere era un’altra possibilità di giocare felice con un bimbo, come un bimbo.

G

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